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Volete capire il caos finanziario? Studiatevi Galileo Galilei

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Leggere il presente con gli occhi e le parole di Galileo Galilei assume carattere necessario nel vedere come sia oggi necessario, anche nella finanza, dare una spolverata alla lezione del padre del metodo sperimentale: «Galileo è la leva sulla quale fa perno il balzo in avanti cui, a nostro umile avviso, non abbiamo mai sufficientemente reso omaggio», scrive Canova nell’introduzione al suo volume, Galileo Reloaded, edito da Egea. E di quel balzo in avanti, di cui beneficiamo e che contemporaneamente subiamo, si è parlato martedì 10 aprile, nella serata di presentazione del volume, organizzata da Linkiesta.it insieme a Euclidea.

Il filo sottile che lega finanza, tecnologia, innovazione e metodo sperimentale

Ed è proprio del filo nemmeno troppo sottile che lega finanza, tecnologia, innovazione e metodo sperimentale, che hanno dialogato Luciano Canova e Mario Bortoli, riflettendo sul legame tra razionalità e irrazionalità, incertezza, rischio e rendimento, nel contesto delle scelte finanziarie degli individui. Scelte oggi inquinate da un ecosistema informativo complesso, ricco di informazioni, ma altrettanto povero degli strumenti cognitivi per elaborarle, di mappe per comprenderne il senso. Si parte da qua, in fondo. Dall’osservazione e dall’esperimento, cari a Galileo: «Nel mondo della finanza ci sono sempre state componenti ineliminabili di incertezza, ma oggi il disorientamento è massimo - spiega Bortoli - abbiamo strumenti accademici raffinatissimi per la comprensione della realtà, ma nel contempo una crescente ed endemica componente di incertezza e aleatorietà: ho capito tutto, ma non ho i risultati che mi aspetto».

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È qui, secondo Canova, che entra in crisi il “principio di autorità” della nostra epoca, quello che toglie ogni autorevolezza a chiunque, fino a qualche anno fa, era depositario di un sapere esclusivo, o quasi: i giornalisti, i medici, le bancheCon una grande differenza, però: che Galileo mette in crisi l’ipse dixit aristotelico attraverso la competenza e il merito, mentre oggi l’autorità entra in crisi per il crollo di fiducia nei cosiddetti “esperti”: «Contestare il principio di autorità non vuol dire contestare la competenza. Detto questo, Il principio di autorità è pericoloso, anche nel mondo di oggi. Perché quando entra in crisi, com’è stato durante la crisi del 2008, travolge tutto, generando sfiducia, non scetticismo». Gli fa eco Mario Bortoli: «La nostra cultura finanziaria è molto scarsa e questo è un problema, a causa dall’aumento della facilità di accesso - spiega - : ho visto in internet annunci che mi consigliavano di fare trading con operazioni binarie. Io le ho fatte a Londra e sono uno strumento per operatori sofisticati. Vederle proposte a chiunque mi è sembrata una cosa pazzesca. Le cose difficili vanno lasciate ai professionisti».

 

Distorsioni cognitive e bolle: ecco perché, anche nella finanza, seguiamo le mode

Ad aver messo in crisi il principio di autorità, perlomeno in relazione alla finanza, è stata l’autorità stessa. Le banche, ad esempio, complici le crisi - di bilancio e di reputazione - degli ultimi anni. Col paradosso, tuttavia, di una crescita record dei depositi di denaro detenuti dalle banche stesse nei conti correnti. Paradosso nel paradosso, proprio quei conti correnti che rappresentano l’unico posto in cui si è certi che i propri soldi si svaluteranno. Un tipico caso di comportamento irrazionale e di distorsione cognitiva? «Sì, ma non pensiamo che le distorsioni cognitive appartengano solo ai profani - replica Canova -. Le distorsioni cognitive sono di tutti, esperti e profani. Ognuno ha il proprio quotidiano di riferimento, il proprio telegiornale preferito e di solito è quello che conferma le sue opinioni. Le bolle creano polarizzazione, non sintesi. È la struttura della rete sociale, che valeva ai tempi di Galileo, così come su Facebook o nello scegliere dove mettere i propri soldi».

All’estremo opposto del conto corrente c’è la moda per i bitcoin, che ormai è diventata di massa: «Sono tanti anni che lavoro in questo settore e il bitcoin è una cosa complicata - spiega Bortoli – Solo se li avete capiti bene e consapevolmente, coscienti del livello di rischio, li acquistate. Io me ne sto alla larga. Non gioco al casinò i soldi dei miei investitori». Dire bitcoin - o più in generale criptovalute - è cosa ben diversa del parlare di blockchain: «La tecnologia è la parte sana di questo discorso». Anche in questo caso, però, forse Galileo ci può dare una mano a capire: «Galileo non inventa il cannocchiale - racconta Canova - ma ne capisce l’utilizzo si inventa la killer application. Lo vende a Venezia per individuare le navi da guerra all’orizzonte. E poi, innovazione su innovazione, lo punta verso le stelle, il luogo della quintessenza e della perfezione, non certo il luogo dell’osservazione». Forse è questo che diceva Steve Jobs quando ha coniato lo slogan think different. Non ci giureremmo, ma magari pure quella frase l’aveva già detta Galilei, cinquecento anni prima di lui.