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Le commissioni di performance che erodono i tuoi soldi di nascosto

Ci sono molte commissioni che gravano sul risparmio degli italiani e quelle più nascoste, grandi e meno capite di tutte sono le commissioni di performance.

Stefano Righi ha scritto un ottimo articolo proprio sulle commissioni di performance lo scorso 1 giugno sul Corriere Economia, con un approccio molto pragmatico che spero apra gli occhi ai risparmiatori italiani: e' andato a guardare i bilanci di società' quotate che operano nella gestione del risparmio.

Quattro tra le maggiori società del settore del risparmio hanno realizzato, nei primi tre mesi dell'anno, commissioni di performance per complessivi 93,1 milioni di euro.

Come è stato possibile? Tutti ricordiamo che, a causa del Covid19, all'inizio del lock down in molti Paesi i mercati azionari hanno fatto i minimi circa il 23 marzo 2020, con perdite dell'ordine del 30% da inizio anno.

Quindi molto facile: se un risparmiatore si trova con il suo patrimonio che mediamente si è ridotto di un terzo, come è possibile che dall'altro lato le società' di gestione abbiano incassato commissioni di performance?

Riportiamo le spiegazioni di Righi: "I principi di applicazione delle performance fee sono stati fissati dalla Banca d’Italia nel 2005. Recentemente sono stati ribaditi in sede Mifid. Via Nazionale evidenziò in maniera particolare il principio HWM (High Water Mark, n.d.r.): la commissione sia riconosciuta solo dopo che sono state recuperate le perdite pregresse.
Non solo: se tutte le case di investimento invitano i risparmiatori ad avere un orizzonte di medio-lungo periodo, perché le commissioni di performance si calcolano e contabilizzano trimestralmente?

E dal momento che spesso è così, noi aggiungiamo: perchè vengono addirittura calcolate mensilmente?

Prosegue Righi: “È appena ovvio sottolineare che, più frequentemente si calcolano le commissioni di performance, più facile sarà incrementarne i volumi.
E allora, come mai accade tutto questo? La norma è stata aggirata domiciliando le sgr fuori dal territorio italiano. Il Lussemburgo consente di applicare questo genere di fee.”

Ancora una volta le raccomandazioni di Banca D'Italia cadono nel vuoto. Ma perchè devono rimanere solo raccomandazioni e non diventano leggi?

 

Come evitare di pagare commissioni ingiuste?

Abbiamo scritto già molto sulle commissioni di performance su questo magazine e la posizione di Euclidea è chiara: nella valutazione di un fondo o di una gestione patrimoniale in cui sia presente una commissione di performance, è necessario porre grande attenzione alle modalità con cui essa viene calcolata e prelevata al fine di tutelare il proprio investimento e i propri risparmi.

Noi pensiamo che le commissioni di performance per battere un benchmark non abbiano nessun senso: Euclidea infatti non applica commissioni di performance.

Battere il benchmark significa gestire bene il patrimonio che ci è stato affidato. Pagare commissioni di performance per il cliente equivale a pagare un premio ad un dentista o ad un avvocato semplicemente perché' ha fatto bene il proprio lavoro: un’assurdità.

Discorso diverso se la strategia e' absolute return o alternative: il risparmiatore può accettare di pagare commissioni di performance, ma è necessario che vi sia il concetto di High water mark e di hurdle rate. In parole povere, come scrive Banca d'Italia, il risparmiatore può pagare commissioni di performance, ma solo se sta guadagnando sul suo investimento.

L'hurdle rate significa invece porre un’asticella da superare: si paga solo se il rendimento del fondo è superiore ad una percentuale prefissata. 

 

È importante essere consapevoli delle commissioni di performance perché, come tutti i costi, hanno un impatto negativo sul risultato netto dell’investimento.
Euclidea semplifica anche questo: non solo non applichiamo alcuna commissione di performance, ma escludiamo dagli investimenti delle linee Core tutti i fondi che le prevedono.

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