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Crollo delle criptovalute: sono una moneta o uno strumento di speculazione?

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Il Bitcoin, la criptovaluta più famosa al mondo, ha sicuramente attraversato momenti migliori di oggi. Nell’ ultimo anno il suo valore ha mostrato un andamento da montagne russe. Dopo aver raggiunto il culmine, con un roboante tonfo si è assistito un epilogo degno delle più famose bolle speculative a cui il mondo finanziario è, purtroppo, abituato.

Guadagno facile o fonte di perdite?

Gli effetti della bolla speculativa sono evidenti. All’apice dell’isteria di massa legata alle crypto currency un bitcoin veniva scambiato per più di 19,500 dollari sulle piattaforme digitali. Oggi osserviamo un ben più modesto valore di circa 6,500 dollari, una riduzione del 67% del valore, avvenuta in soli 7 mesi. L’estrema volatilità di questa valuta è sicuramente il punto interessante e, da un certo punto di vista, è proprio la volatilità il motivo per cui il Bitcoin è stato tanto chiacchierato, sia in positivo che in negativo. A fine dicembre non era infrequente sentire discorsi fra amici di persone che provavano a ‘’sistemarsi una volta per tutte’’ acquistando bitcoin, sperando di vedere in tale strumento una scorciatoia, un guadagno facile in poche parole. D’altro canto, la volatilità è, se vogliamo, anche la maggiore fonte di diffidenza per un eventuale investitore, spesso troppo illuso dal guadagno facile per realizzare che è possibile perde quasi tutto in pochi giorni/mesi.

Perché il Bitcoin è così volatile?

Il valore del Bitcoin, come di qualunque strumento finanziario, è determinato dall’incontrarsi di domanda e offerta. Tuttavia, è importante ricordare che l’offerta di Bitcoin è perfettamente rigida in quanto l’ammontare di bitcoin “minato” nel tempo è prefissato a priori, e dunque esso è conosciuto da tutti gli operatori nel mercato (Il numero di bitcoin tende asintoticamente al limite di 21 milioni e, considerando che tale numero cresce come una serie geometrica, l’ultimo bitcoin verrà minato approssimativamente nel 2140). Il fatto che l’offerta sia rigida la mette in totale contrapposizione invece con una valuta di tipo tradizionale dove un ente centralizzato (le banche centrali) possono muoverne l’offerta per cercare di alterarne il valore. Nel caso del Bitcoin il proprio valore è invece in balia della domanda, è dunque impossibile stabilizzarne il valore muovendo l’offerta.

 

In definitiva cos’è il Bitcoin?

Questo concetto di estrema volatilità legata al Bitcoin e, più in generale, alle crypto-currency, apre una domanda dai tratti quasi filosofici: che cosa è il bitcoin? La definizione classica che troviamo su siti come Wikipedia è quella di una moneta crittografata e digitale che viene assegnata (o “minata” in gergo tecnico) da utenti decentralizzati in tutto il mondo che mettono a disposizione la propria potenza di calcolo per validare transazioni economiche fra i bitcoin stessi basate sulla Blockchain.

Aldilà della definizione, che si basa su complessi sistemi di crittografia che vanno oltre il nostro scopo, è importante chiedersi se il Bitcoin possa considerarsi davvero una moneta, alla luce della totale instabilità del proprio valore. Nei textbook di economia generalmente ci viene spiegato come le valute non hanno un reale valore intrinseco, valgono qualcosa finché tutti i partecipanti nel sistema economico hanno fiducia che tale moneta possa essere utilizzata come merce di scambio. Le caratteristiche che rendono una moneta tale sono generalmente: la capacità di rendicontazione, la capacità di essere utilizzate come mezzo di scambio e di essere utilizzate come riserva di valore. Alla luce di tale volatilità (che può manifestarsi significativamente addirittura intra-day) risulta molto difficile farla rientrare in tale definizione; basterebbe pensare a un commerciante che, accettando bitcoin come mezzo di pagamento, venda un pc un giorno per un ammontare pari a 500$ e il giorno seguente per 700$, oppure ad un risparmiatore che vede moltiplicarsi (o cancellarsi) il proprio conto corrente in bitcoin dal giorno alla notte.

In questa ottica è possibile inquadrare il Bitcoin più come una asset class a sé stante a finalità puramente speculativa piuttosto che come una valuta alternativa, come spesso asseriscono gli avvocatori delle cripto-currency. L’investitore che decide di inserire tale asset in portafoglio deve tuttavia tenere bene in mente che è un mercato altamente speculativo, un mercato “veloce”, dove si può guadagnare in fretta o farsi male in fretta.