Russia-Ucraina: oltre il petrolio c'è (tanto) di più
L’introduzione di pesanti sanzioni finanziarie e commerciali nei confronti della Russia, in risposta all’invasione dell’Ucraina, non poteva che provocare un profondo stravolgimento degli equilibri internazionali nell’approvvigionamento delle materie prime essenziali alla crescita economica di ogni paese: petrolio e gas naturale.
Se Stati Uniti e Gran Bretagna, grazie alla loro autosufficienza energetica o diversificazione dei paesi fornitori, hanno già deciso di sospendere le importazioni di gas e petrolio dalla Russia, in Europa, l’effetto di una tale decisione avrebbe delle conseguenze estremamente serie. La dipendenza energetica dell’Unione europea dalle importazioni è sempre stata molto elevata, e negli ultimi 20 anni è addirittura cresciuta, sfiorando il 58% del totale consumato.
Fonte Visual Capitalist
Inoltre, quasi il 27% delle importazioni di petrolio arrivano dalla Russia, così come oltre il 40% di quelle di gas naturale (che viene utilizzato per riscaldare le nostre abitazioni e per far funzionare le nostre fabbriche). L’utilizzo del gas naturale sta peraltro crescendo a ritmi molto sostenuti (come sostituto del gasolio): l’attivazione del gasdotto Nord Stream 2, recentemente sospesa dalla Germania come ulteriore sanzione contro la Russia, avrebbe infatti raddoppiato le importazioni.
La riduzione della disponibilità di queste risorse, ha quindi provocato la crescita del prezzo di entrambe le fonti energetiche a livelli record. Ancora più sorprendente è assistere a questi rialzi quando esattamente due anni fa, ai tempi del primo lockdown del marzo 2020, il prezzo del petrolio era diventato addirittura negativo come conseguenza del mancato utilizzo e quindi della difficoltà a trovare siti dove immagazzinarlo.
Fonte Euclidea Lab
Pochi paesi europei hanno la capacità di sostituire le importazioni dalla Russia in tempi brevi; per questo l’attenzione è fortemente rivolta, oltre che a trovare forniture da altri stati, ad individuare le modalità attraverso cui ridurre la dipendenza energetica dell’Europa dalle importazioni e quindi allo sviluppo serio di nuove fonti di energia alternativa pulita.
Bioenergia, utilizzo di fonti rinnovabili, tecnologie innovative costituiscono la nuova frontiera energetica. Sempre più risorse finanziarie sono destinate a questo scopo: nel solo 2021 sono stati investiti a livello globale 560 Miliardi di dollari nella transizione energetica e si stima che i tre quarti dei 12 trilioni di dollari che verranno investiti in tecnologia new power nei prossimi 20 anni saranno proprio destinati alle energie rinnovabili. Ne consegue la generazione di nuovi posti di lavoro, la continua crescita dei ricavi e in parte dei margini di profitto delle aziende coinvolte.
Grazie ad esempio al costante calo del costo di produzione di energia eolica e solare (in dieci anni il costo di generazione di un megawatt-ora di energia solare è sceso da 381 Usd a 45 Usd, mentre quello di un megawatt-ora di energia eolica da 89 Usd a 48 Usd), la quota delle rinnovabili sul mercato della produzione elettrica è aumentata in modo sostanziale: nel 2021 la generazione globale ha rappresentato rispettivamente il 6,4% e il 4% della produzione totale, raddoppiandone in soli cinque anni il peso sulla produzione energetica globale.
Ma ancora più impressionanti sono le analisi dell’International Energy Agency, che stima che, entro il 2030, l’80% della domanda di elettricità mondiale sarà coperta da energie rinnovabili.
Due sono quindi le principali forze in gioco che stanno dando una forte spinta alla crescita del comparto Clean Energy:
- gli accordi internazionali tra i principali paesi del mondo sviluppato per la decarbonizzazione e la riduzione delle emissioni dei gas serra
- la riduzione della dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia
E questo è il motivo per cui, in maniera controintuitiva, al recente forte rialzo del settore energetico si sia accompagnato un rialzo ancora più importante del settore Clean Energy.
Fonte Euclidea Lab
A differenza di quanto era accaduto invece in passato, quando i due settori si erano mossi in maniera tendenzialmente decorrelata.
Fonte Euclidea Lab
Infine, osservando l’andamento degli ultimi 10 anni, notiamo che i titoli legati all’energia, sia tradizionale che clean, hanno largamente sottoperformato il mercato nel suo complesso. Se pensiamo a quanto sia importante la transizione energetica, investire in questo settore non è solo una questione etica, ma vuol dire anche dare una protezione al proprio portafoglio rispetto al caro energia.
In Euclidea stiamo implementando tale strategia nella nostra linea dedicata agli investimenti “responsabili” secondo criteri ambientali, sociali e di governance riservata alla clientela Wealth.
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