L’estate è trascorsa tranquilla e ci si avvicina velocemente all’ultimo trimestre del 2021.
Da inizio anno la differenza più notevole è quella tra la performance dei mercati azionari sviluppati e quelli emergenti.
Ciò è accaduto soprattutto a causa di una serie di modifiche regolamentari in Cina che, sebbene possano essere fruttiferi a lungo andare, hanno causato perdite di valore considerevoli in molteplici settori.
La Cina si trova anche in un momento delicato che riguarda sia un calo della crescita (potrebbe essere negativa nel terzo trimestre), sia problemi per alcuni conglomerati del real estate, causati dal rallentamento delle vendite e da un indebitamento eccessivo.
Il lato che si mantiene solido è quello dell’export (+25% dall’anno scorso), aiutato anche dalle dinamiche del Covid-19.
Bisogna però bisogna sempre tenere a mente che ritenere ancora la Cina un Paese emergente può essere fuorviante (come dichiarato da BlackRock, che intende triplicare i propri investimenti in Cina).
Lo testimonia anche un indice riportato dall’Economist, che esplicita il potere economico globale in funzione del GDP, del commercio e dei flussi di capitale verso l’estero.
L’altro tema saliente dell’estate è stato l’andamento dell’inflazione.
I dati sia in America che nel resto del mondo si mantengono sostenuti, quasi ovunque ben al di sopra del 3%, un valore che non si registrava da decenni.
Ad una analisi più attenta si può osservare che l’inflazione è presente in varie metriche, ma quando si escludono le variazioni dei beni che più si sono mossi di prezzo l’andamento è più contenuto (la “trimmed-mean” esclude proprio questi movimenti estremi).
Quindi si tratterebbe di un fenomeno presente, ma non diffuso a tutte le categorie.
E potrebbe essere l’indizio di un fenomeno temporaneo.
Fonte: The Economist
E' fuori di dubbio che il Covid abbia giocato un ruolo importante.
Ad esempio lo si vede immediatamente nell’incremento stellare del costo di spedizione dei container che è quasi quadruplicato, a testimonianza dell’impatto asimmetrico sui vari settori dell’economia.
Fonte: The Economist
In questo ribilanciamento non abbiamo apportato modifiche di rilevante entità ai portafogli.
Continuiamo a mantenere una esposizione neutra all’azionario e a preferire l’Asia ai mercati azionari statunitensi.
Abbiamo reintrodotto un fondo azionario globale per favorire un approccio di stock-picking meno influenzato da logiche geografiche.
La parte azionaria è quindi ora composta da tre strategie: una ad impronta geografica, una ad impronta settoriale e l’ultima appena menzionata più guidata dallo stock picking.
Sul versante obbligazionario non sono state necessarie particolari modifiche, vista anche la discreta performance dei titoli di credito.