La pandemia non ha ancora fatto in tempo ad uscire di scena che un altro sciagurato evento ne prende il centro: l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
La tensione è salita notevolmente sui mercati nonostante la capitalizzazione della Russia non rappresenti molto di più dello 0,3% del mercato azionario mondiale.
Il vero problema è che si tratta di un paese estremamente ricco di materie prime legate alla produzione energetica, in particolare gas naturale e petrolio, che vengono esportati prevalentemente nei paesi europei che non sono autosufficienti dal punto di vista energetico.
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Fonte: Visual Capitalist
La tensione si è quindi velocemente riversata sulle commodities e poi sui mercati azionari. Si stima che il mercato russo abbia perso il 50%, dall’inizio del conflitto: ne diamo una stima in quanto dall’inizio di questa settimana le contrattazioni sono state sospese.
Un altro aspetto che va contestualizzato è l’importanza della Russia nel commercio mondiale . Se si esclude il settore energetico la Russia è un player piuttosto marginale, che intrattiene relazioni prevalentemente con gli stati vicini e non ha neanche lontanamente l’importanza della Cina.
Fonte: Visual Capitalist
La situazione di isolamento negli interscambi commerciali della Russia nei confronti degli altri paesi è andata crescendo negli ultimi decenni e fa sì che il paese abbia un peso a livello internazionale ormai quasi esclusivamente nel settore energetico.
Uno degli effetti netti della crisi, a nostro parere, sarà un’ulteriore accelerazione (già iniziata con il Coronavirus) della transizione verso le fonti di energia rinnovabili, che potranno contribuire a diminuire la dipendenza di alcuni paesi dalle importazioni.
È da sottolineare che le energie rinnovabili hanno già intrapreso un sentiero di crescita che vede la Cina come chiaro leader mondiale.
Fonte: Visual Capitalist
La situazione del portafoglio riguardo alla Russia non richiede particolari modifiche dato che le esposizioni sono molto limitate.
Bisognerà invece monitorare attentamente gli effetti di sponda. Nel frattempo, abbiamo aggiustato le esposizioni bond includendo un fondo sui governativi cinesi (la politica monetaria della Cina sta diventando più espansiva) e sostituendo un fondo short-term con una alternativa più efficiente (M&G).
Abbiamo inoltre inserito un index fund di small cap globali che sono rimaste piuttosto indietro negli ultimi anni di buona performance generale. La posizione complessiva rimane in sovrappeso sull’azionario.