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FinTech: la prossima rivoluzione è il WealthTech

Le nostre intere vite sono diventate sempre più digitali negli ultimi anni: dai social media alle piattaforme di gaming, dalla spesa nei supermercati virtuali ai servizi finanziari.
E per i servizi finanziari questa “rivoluzione” ha portato a coniare il termine “Fintech”: le nuove aziende e le nuove tecnologie che hanno il fine di migliorare e automatizzare i servizi finanziari in generale (e spesso ci vuole poco), disintermediando i canali distributivi tradizionali (le banche, ad esempio). 
Molte sono le “anime” e le aziende del Fintech, come ad esempio PayPal, le app e i sistemi di pagamento e micropagamento (Satispay, ecc.), ma anche il mondo del crowdfunding (Kickstarter).
Il Fintech ha provocato un cambiamento profondo (e positivo!) nel modo in cui noi risparmiatori accediamo e utilizziamo i nostri soldi  e allo stesso tempo costituisce una grande minaccia al modello tradizionale delle banche e dei servizi finanziari in generale.

E'infatti nell’ambito della gestione del risparmio che il Fintech sta producendo la maggiore discontinuità: è il cosiddetto WealthTech.

 

Il WealthTech: un'opportunità per i risparmiatori

Grazie alla tecnologie e all'uso del digitale, le aziende attive nel  WealthTech offrono servizi di gestione del risparmio (spesso) simili a quelli delle società di gestioni patrimoniali tradizionali, ma a un costo molto inferiore.

 

Quasi tutte le società di gestione (gli asset manager) sono state lente ad adottare le tecnologie digitali.
Quali sono i motivi? Molti senza dubbio, ma i maggiori sono probabilmente la forte resistenza al cambiamento di banche e società di gestione e il grande conflitto di interesse con i propri canali di vendita (consulenti finanziari, banche, ecc.).
Queste aziende hanno interesse a mantenere inalterato lo scenario in cui operano, fatto di rendite di posizione che un cambiamento potrebbe facilmente fare venire meno. Perchè dovrebbero cambiare una realtà in cui fronteggiano una bassa competizione sulla qualità della gestione e possono addebitare alti costi per i clienti?
Questa logica miope è già di per sé un grande errore, ma è un problema che sempre più persone “smart” hanno chiaro e vogliono evitare.
Da una recente ricerca di PricewaterhouseCoopers emerge che già oggi quasi il 50% (anche) delle persone sotto i 45 anni e con un patrimonio netto elevato (HNWI) prende in considerazione l'utilizzo di strumenti wealthtech come i robo-advisor e sistemi simili per gestire il proprio denaro.

Per questi risparmiatori oggi il WealthTech è lo scacco al sistema che li ha traditi, o non considerati, troppe volte.

 

Aziende WealthTech: chi sono e cosa fanno?

WealthTech rientra nel termine "FinTech", ma è a sua volta una sorta di termine generico: comprende un'ampia gamma di tecnologie incentrate su diversi aspetti della gestione patrimoniale.
Il WealthTech è costituito da varie tipologie di aziende e tecnologie.

 

Ci sono ad esempio aziende di intermediazione digitale: broker digitali che essenzialmente sostituiscono (o migliorano) gli intermediari umani, fornendo agli investitori informazioni accessibili sul mercato azionario e opportunità da considerare. I broker digitali sono ad esempio eToro e RobinHood.
Un altro esempio di azienda wealthtech è costituito da Acorns, Stash e simili: società che consentono ai clienti di fare microinvestimenti che partono anche da pochi dollari per volta.

 

Ma sono sicuramente i robo-advisor le aziende (e gli strumenti) che hanno avuto più successo nel FinTech-WealthTech.
Con i robo-advisor i risparmiatori si registrano online, decidono la cifra da investire -anche poche migliaia di euro (in Euclidea si può iniziare con 5000)- e completano un breve sondaggio sui loro obiettivi di risparmio e sulla propensione al rischio: un algoritmo fa tutto il resto, scegliendo fondi di investimento ed ETF (o anche azioni e obbligazioni). In questo spazio troviamo aziende come Betterment e Wealthfront, ad esempio.

Queste aziende wealthtech si concentrano sia sull'esperienza offerta e rivolta al cliente (si pensi alle app per smartphone per la gestione della ricchezza) sia sugli strumenti proprietari grazie ai quali gestiscono i risparmi delle persone.

 

La prossima evoluzione delle WealthTech

La prima ondata del WealthTech ha dato la possibilità di avere un servizio di investimento di qualità anche a chi prima ne era escluso a causa di un patrimonio contenuto: ha portato democrazia, insomma.

Queste start-up indipendenti hanno iniziato a fornire servizi senza i conflitti di interesse tipici di banche e asset manager, mentre l’uso della tecnologia è servito a digitalizzare i processi, semplificandoli, e ridurre i costi.
Queste aziende hanno quindi portato un grande cambiamento, ma spesso solo replicando il modello delle gestioni patrimoniali tradizionali.

Ora siamo ad una seconda ondata in cui le migliori fanno di più.
Se prima le WealthTech hanno democratizzato la gestione dei patrimoni dei risparmiatori, ora alcune offrono già servizi di investimento di qualità diversa, anche più personalizzati, oltre a quello fornito in modo “smart” con la profilazione automatica digitale.
E lo fanno facendo leva sulla combinazione tra uso di intelligenza artificiale e sensibilità umana.

Alcuni player, come Ellevest o la stessa Euclidea, non solo usano oggi intelligenza artificiale e sistemi di deep-learning per progettare meglio i portafogli di investimento, ma anche per fornire migliori informazioni ai propri consulenti e un servizio migliore e più personalizzato ai propri clienti.

 

Come il mondo digitale e la tecnologia semplifica e velocizza le nostre vite moderne in vari ambiti, è inevitabile che la gestione patrimoniale vada nello stesso modo. E con un modello che combina il know-how digitale con quello umano, i risparmiatori possono già oggi avere il meglio per i propri obiettivi di risparmio.

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