Credito, Cina e ribilanciamento di luglio dei portafogli
Ci sono periodi in cui il tempo sembra accelerare e in pochi mesi si realizzano cambiamenti che avrebbero altrimenti richiesto tempi molto più lunghi. Le tendenze in corso si velocizzano e le differenze si acuiscono.
Prendiamo ad esempio il mercato del credito.
Le aziende più solide hanno visto il proprio spread (un indicatore di rischiosità degli emittenti) ridursi e avvicinarsi significativamente verso quello dei titoli governativi, mentre le aziende più deboli hanno osservato i propri spread ampliarsi. Ad oggi una parte considerevole del mercato dei titoli speculativi (high yield) ha uno spread superiore al 10% (con un miglioramento della percentuale nelle ultime settimane).
Fonte: The Economist
Nonostante i rendimenti siano considerevolmente più alti rispetto al passato, questi non giustificano ancora il rischio di un investimento.
S&P stima inoltre che il tasso di default degli emittenti potrebbe salire nei prossimi mesi al 12.5% in America e all’8,5% in Europa.
La differenza tra i tassi di default tra USA ed Europa è dovuta, tra l’altro, al fatto che la legge fallimentare USA (Chapter 11) rende più conveniente per le società USA andare in uno stato di protezione dai creditori e, mentre la società continua ad operare, guadagna tempo per ristrutturare i propri debiti e per provare a riemergere a vita normale.
La Fed, dal canto suo, iniziando a comprare obbligazioni societarie, ha dato un forte segnale agli investitori e le società hanno risposto riprendendo ad emettere velocemente e per importi significativi.
Questa massa di nuovo debito non sarà irrilevante e verosimilmente creerà un bivio: alcune società saranno capaci di ristrutturare gradualmente i propri bilanci mentre altre rimarranno schiacciate sotto il peso di debito ed interessi da pagare.
Altro tema dibattuto al momento è il comportamento frenetico del mercato cinese.
Il mercato azionario cinese ha recentemente esibito una delle sue proverbiali veloci risalite (a parte gli ultimi giorni): dai minimi di marzo ha guadagnato il 40% ed è il miglior mercato azionario da inizio anno.
Ci sono dei motivi fondamentali a giustificazione: la Cina è l’unica grande economia che finirà il 2020 con un incremento del GDP e le valutazioni non sono esagerate, soprattutto se comparate con quelle del mercato USA (il Price/Earnings è una misura che mostra quanto vengono pagati dagli investitori i profitti delle società).
Fonte: The Economist
Sul mercato cinese sono sicuramente presenti degli elementi di cautela: l’eccesso di acquisti speculativi, l’utilizzo di leva per gli acquisti e gli annunci forzatamente entusiastici dei media controllati dallo stato.
Dall’altra parte il mercato cinese si è fatto sempre più robusto sia dal lato dell’offerta, grazie alla possibilità di quotarsi più facilmente sul mercato domestico di Shanghai e Shenzhen, che come domanda, grazie ad una base di investitori internazionali molto più solida.
Gli investitori internazionali possono ora accedere al mercato domestico più liberamente rispetto al passato e il peso delle azioni cinesi negli indici globali (in primis MSCI) stanno costantemente crescendo.
Anche lo status di mercato emergente verrà prima o poi rivisto dato che già nel 2019 il reddito medio ha superato i 10000 dollari USA.
Nei portafogli Euclidea proseguiamo la strategia di mantenere la parte di credito più solida (investment grade) e con meno rischio di fallimento evitando la parte più speculativa, per le ragioni dette sopra.
Abbiamo inoltre lievemente ridotto l’esposizione al mercato azionario nel suo complesso e per la terza volta consecutiva. Nella riduzione della quota azionaria è stato coinvolto ed eliminato un fondo tematico sulla tecnologia (Franklin Technology), non per propri demeriti, ma per una valutazione più generale sul settore.