Condividiamo l’articolo di Luigi Dell’Olio su Affari e Finanza con l’intervista a Luca Valaguzza, founder e Chief Marketing Officer di Euclidea Sim, che illustra la metodologia di costruzione del portafoglio della nostra nuova linea azionaria GDP Full Steam Equity investita in fondi indicizzati di Vanguard che consente di accrescere l’esposizione su economie in rapida crescita.
"Per chi investe con un’ottica di medio-lungo periodo è importante partire dalle attuali dinamiche del mercato, ma soprattutto cercare di stimare quale sarà l’evoluzione negli anni a venire." Partendo da questa considerazione, Euclidea Sim ha messo a punto una nuova linea azionaria investita in fondi indicizzati ed Etf di Vanguard (uno dei maggiori asset manager al mondo) che non è basata sulla capitalizzazione attuale in Borsa dei singoli titoli inseriti in portafoglio, quanto sul peso attuale e prospettivo delle singole economie reali. Questo approccio, spiegano dalla Sim, consente di accrescere l’esposizione su economie in rapida crescita, ma caratterizzate da mercati finanziari che non si sono ancora sviluppati in maniera proporzionale. Un approccio coerente con la teoria elaborata da Warren Buffett, il più famoso tra gli investitori a livello internazionale, secondo cui la capitalizzazione di Borsa nel lungo periodo tende a convergere con il prodotto interno lordo.
“Prendendo come riferimento l’indice PPP, che calcola il Pil in base al potere di acquisto dei vari Paesi e che offre un’idea accurata del tasso di produttività del luogo”, racconta Luca Valaguzza, founder e chief marketing officer di Euclidea Sim “è possibile subito accorgersi di quanto la dimensione economica dei singoli paesi non sia ancora riflessa nella dimensione dei mercati azionari”. Dall’analisi emerge ad esempio che la Cina ha già superato gli Stati Uniti conquistando la vetta del ranking della ricchezza reale, con 25,4 mila miliardi di dollari e il 18,6% di tutta la ricchezza prodotta ogni anno nel mondo. L’india arriva terza, con 10,5 mila miliardi di dollari e quattro posizioni più in alto rispetto al ranking del Pil, la Russia è sesta (+5) e l’Indonesia è settima (+9). All’opposto, perdono terreno rispetto alla classificazione tradizionale il Giappone e la Germania (-1 a testa), l’Italia (-3, all’undicesimo posto per parità di potere d’acquisto), la Francia e la Gran Bretagna (-4). Così, i titoli delle società con headquarter nei Paesi emergenti finiscono con il pesare più di quanto sarebbe accaduto se si fosse seguito il criterio di ponderazione legato agli indici di capitalizzazione di borsa. “In prospettiva, nel 2030 – aggiunge Valaguzza - prevediamo che l’India scalzi gli Stati Uniti arrivando in seconda posizione, e che nella quarta, quinta, sesta e settima posizione troveremo in ordine l’Indonesia, la Turchia, il Brasile e l’Egitto".