I mercati emergenti
La definizione di emerging markets non è una definizione assoluta, ma dipende dall’istituzione che fornisce la classificazione.
Il dato più comunemente utilizzato è il livello del reddito pro capite, a seconda del livello di tale variabile il Paese viene classificato[1] come:
- developed (sviluppato)
- emerging (emergente)
- frontier (di frontiera)
Quando si parla di mercati emergenti, si fa quindi riferimento a economie mondiali che ancora non sono pienamente sviluppate, ma che hanno importanti potenzialità di crescita.
Questo significa che, investendo nei mercati emergenti, si sceglie di investire in quei Paesi in cui l’economia si sta al momento potenziando.
Quali sono i rischi per chi investe nei mercati emergenti?
Investire nei mercati emergenti può, come per ogni investimento, presentare dei rischi. Questi Paesi infatti hanno molto spesso dei sistemi contabili diversi da quelli occidentali e meno trasparenti, così come problemi sociali legati alla forte crescita e trasformazione economica in atto.
Per questi, e altri motivi, spesso ci si pone la domanda se sia il momento giusto per investire nei mercati emergenti.
Sì, è sempre un buon momento per investire nei mercati emergenti
Gli emerging markets, per Euclidea, rappresentano una delle migliori opportunità di investimento oggi sul mercato. La scelta di investire nei mercati emergenti, per Euclidea, si inserisce all'interno di una più ampia strategia che che comprende un approccio globale all'investimento e discende da tre semplici fattori:
- Nell'indice azionario MSCI Emerging Markets sono inclusi paesi quali la Cina e la Corea del Sud. Si tratta rispettivamente della seconda economia mondiale e di un Paese, la Corea del Sud che, stando ai dati del Fondo Monetario Internazionale, ha un PIL procapite più alto dell'Italia oltre ad avere, quotato sul proprio mercato, un colosso delle dimensioni di Samsung.
- L'indice EMBI+, rappresentativo dell'investimento emergente in valuta forte, ha una composizione per la metà investment grade, ovvero composto da titoli che le agenzie di rating ritengono sufficientemente affidabili. Si tratta quindi di un mercato maturo che non ha particolari problemi di liquidità. A fronte di tale qualità il rendimento (in USD) è pari a quasi il 6%; un rapporto rendimento/rischio decisamente attraente e difficile da trovare nel mondo obbligazionario.
- I titoli obbligazionari in valuta locale hanno dei rendimenti anch'essi estremamente interessanti. E' evidente che portano con sé la difficoltà di investire in valute poco raggiungibili, come il Real Brasiliano o il Rublo Russo, ma è un problema che tramite fondi ed ETF è facilmente ovviabile. I titoli di stato brasiliani, ad esempio, rendono oltre il 9% a due anni di scadenza e quelli russi circa l'8%; se si è disposti a sopportare la volatilità del cambio, anche in questo caso i rendimenti risultano interessanti, anche in termini reali.
[1] http://www.investopedia.com/terms/e/emergingmarketeconomy.asp