Calma piatta. Così hanno reagito i mercati alle elezioni italiane. Se la cosa vi sorprende, non preoccupatevi: non siete gli unici. La turbolenta seduta di borsa di giovedì 22 febbraio - giorno in cui Juncker aveva detto improvvidamente la sua sul rischio instabilità dell’Italia - avrebbe fatto preconizzare altri scenari persino al più inguaribile degli ottimisti.
Eppure il passato diceva altro: ad esempio che dalla Brexit in poi, i mercati hanno dimostrato di dare un peso sempre minore agli scossoni politici, forse perché si sono abituati, forse perché ne sono successi troppi, preoccupandosi di variabili economiche ben più importanti, come ad esempio il rallentamento o meno degli acquisti dei Titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea, giusto per fare un esempio.
Era stato così per le elezioni francesi, quelle tedesche e anche per la crisi catalana. Lo stesso per il mercato azionario italiano che ha reagito con un lieve calo all'annuncio dei risultati del 4 marzo, subito tornato in positivo nel giro di pochi giorni. Anche il venerdì precedente alle elezioni, con sondaggi negativi che rimbalzavano nelle trade room di tutta europea, risultava in rialzo del 3,65% da inizio anno e del 18,9% rispetto ad un anno fa. Molto meglio dei mercati Europei visto che lo Stoxx600 è in calo del 2% da inizio anno e in rialzo solo del 2% da inizio anno.
Tutto molto bene, insomma. E il motivo è piuttosto semplice: il QE della Banca Centrale Europea sarà confermato anche per l'anno in corso. E la Legge di Bilancio 2018 è già stata messa in sicurezza. Un po' di instabilità e di immobilismo, in altre parole, è il miglior antidoto a scossoni e cambiamenti. Ancor di più, laddove realtà come il Movimento Cinque Stelle - ma anche la stessa Lega - hanno progressivamente attenuato la loro retorica anti-euro, in ragione di un sentiment dell'opinione pubblica che è mutato, dopo la vittoria di Macron alle presidenziali francesi. Bisogna aspettare, insomma, quando un eventuale nuovo governo avrà una sua politica economica. Soprattutto si dovesse delineare un governo di cui farebbero parte sia i Cinque Stelle, sia la Lega e se volessero portare a termine un programma in linea con le promesse elettorali, tutte orientate ad un suo ampliamento.
La risposta ovviamente è data in funzione di quanti titoli italiani ci sono in portafoglio e questo varia da portafoglio a portafoglio.
La reazione dei mercati infatti ha dimostrato che le elezioni italiane possono avere un impatto solo sugli asset italiani, in termini di sottoperformance relativa. Nessun effetto contagio: in questo momento la politica estere statunitense, con la novità dei dazi e la ripresa dell'inflazione, preoccupano molto di più i mercati dell'Italia.
In Euclidea abbiamo alcuni dogmi che ci guidano nella costruzione dei portafogli, dove diversificazione e controllo del rischio, sono tra i principali. Quello che ne consegue è una politica di investimento ben delineata: per noi il Rischio Paese, o geopolitico, va contenuto, o eliminato, a maggior ragione se esiste un forte rischio di sottoperformance.
Nello specifico l’Italia, nei portafogli Euclidea, ha già un peso contenuto che deriva dalla capitalizzazione di Borsa.
Siamo italiani, molti di noi con un lavoro o un attività imprenditoriale in Italia e alcuni, con una casa di proprietà. In un’ottica di diversificazione del rischio non ha alcun senso detenere attività finanziarie di un emittente Italiano. Se l' Italia come ci auguriamo, avrà un’economia in espansione e i conti in ordine, ne beneficeremo nel lavoro e dal prezzo degli asset che qui deteniamo.