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Investire nei PIR: facciamo chiarezza sui pro e contro dei Piani Individuali di Risparmio

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Un acronimo di tre lettere – PIR - è diventato di recente estremamente popolare tra gli addetti ai lavori del risparmio gestito Italiano. 

La recente approvazione dei Piani Individuali di Risparmio, o PIR, ha generato un’impennata di interesse da parte dei media; di conseguenza moltissimo è già stato detto, anche di molto utile e valido, sull’argomento.

Più che aggiungere nuove opinioni, preferiamo sottolineare alcuni punti che riteniamo molto importanti per tutti coloro che intendono considerare l’investimento in un PIR.

1. Non abbiate fretta! Il tam tam mediatico e delle società di gestione, è talmente rumoroso da aver creato in molti la sensazione che “bisogna agire subito”. Non vi preoccupate se alla cena con gli amici scoprite di essere gli unici a non avere ancora un PIR! Un PIR rappresenta un piano di investimento a medio/lungo termine, come tale va predisposto sulla base di scelte ponderate. Attenzione soprattutto ai costi delle prime soluzioni lanciate sul mercato da diverse società di gestione. Ricordate: i costi sono sempre certi (e purtroppo spesso molto elevati in queste prime soluzioni proposte), mentre i ritorni per chi investe non lo sono mai. Con il prevedibile e auspicabile aumento nei prossimi mesi dell’offerta di fondi e soluzioni di investimento “PIR compliant”, non dovete avere fretta nel farvi catturare dalle prime sirene. Anche a livello di valutazione degli asset sottostanti ai prodotti in cui investono i PIR, la fretta potrebbe risultare cattiva consigliera. L’indice FTSE Italia Mid Cap Index è salito di oltre il 23% da inizio anno e una buona componente di questo rialzo, è dovuta appunto alla domanda di titoli derivante dai prodotti PIR che ha portato molte valutazioni a livelli elevati, almeno nel breve. È  vero che il PIR permette di fare media ogni anno, ma in ogni caso non state perdendo l’occasione della vita dal punto di vista delle valutazioni.

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2. Valutate il corretto peso del PIR sul vostro patrimonio complessivo. I PIR sono prodotti con forte concentrazione sull’Italia, un paese che tutti amiamo ma che – in finanza bisogna essere razionali e realistici – borsisticamente parlando è un mercato periferico all’interno del contesto mondiale. In sintesi: attenzione a chi vi consiglia di fare un PIR da 30,000 euro annui se il vostro patrimonio è di 200,000 euro. I vantaggi di pianificazione a lungo termine e di potenziale risparmio fiscale, sono attraenti, ma a nostro giudizio un PIR non dovrebbe rappresentare più del 10% del patrimonio complessivo di un risparmiatore oculato.

3. Prima di scegliere il prodotto giusto considerate i vincoli. Scegliere il vostro gestore di PIR, il prodotto, o la soluzione appropriata, rappresenta una scelta senza facile cambiamento successivo. La normativa è costruita in modo tale da vincolarvi di fatto con la scelta iniziale, pena la perdita potenziale dei risparmi fiscali e altre complicazioni. I gestori lo sanno bene ed è per questo che sono così insistenti.

Per concludere: la nostra opinione è che i PIR offrano una nuova soluzione di investimento interessante e utile se correttamente usata. Il nostro auspicio è quello di essere in grado in futuro di proporre ai risparmiatori soluzioni “PIR compliant”. Tuttavia, non vogliamo che questo comprometta uno dei nostri principali valori: essere un gestore indipendente e trasparente, schierato sempre dal lato dei risparmiatori. Purtroppo, al momento, l’offerta di prodotti “PIR compliant” non è ancora abbastanza ampia e, soprattutto, abbastanza tutelante dal lato commissionale da permettere a Euclidea di svolgere la sua funzione correttamente. Basta leggere alcuni recenti e utili articoli apparsi sui maggiori quotidiani finanziari, le commissioni di management della maggioranza dei  primi prodotti “PIR” sono molto più alte di quelle dei prodotti “non PIR” offerti dagli stessi gestori. Per non parlare, poi, di alcune performance fee costruite in modo aggressivo e a volte con benchmark fantasiosi e sicuramente – questi sì – poco “PIR compliant”. Queste commissioni, benefici certi per il gestore, rischiano di annullare la gran parte dei, solo potenziali, benefici fiscali per il risparmiatore.

Siamo confidenti che l’offerta si allargherà nei prossimi mesi e che si creerà così un universo di fondi PIR abbastanza ampio e diversificato per Euclidea e per i nostri clienti.

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