Quando si acquista un qualsiasi bene o servizio le prime due domande che ci si pone sono:
Trattiamo la seconda domanda, quanto mi costa.
Quanto mi costa comprende diversi aspetti legati alle spese da sostenere quando si parla di investimenti.
Nel mondo dell’investimento capire quanto mi costa non è così immediato. In primo luogo perché ci sono a disposizione una moltitudine di prodotti o servizi: fondi comuni, gestioni patrimoniali, polizze vita. In secondo luogo perché il costo non sempre è reso evidente, ma spesso è sommerso in documenti complessi o viene indicato solo parzialmente. In più non vi è una sola voce comprendente tutti i costi, ma voci diverse: commissioni di gestione, di performance, di entrata/uscita, amministrative, e così via.
Per l’investitore privato, valutare tutti questi elementi, non è semplice. Inoltre, quando chi consiglia l’investimento non è esclusivamente al servizio del cliente, ma ha un interesse diretto nella vendita del fondo, le informazioni riguardanti tutti i costi effettivi possono essere ancora più difficili da reperire.
Una considerazione fondamentale, sui cui spesso non viene portata la giusta attenzione è che il costo determina in modo diretto il risultato dell’investimento. È molto semplice vederne l’effetto: la performance netta che arriva in tasca all’investitore è la differenza tra il risultato ottenuto dal gestore una volta sottratti tutti i costi sostenuti.
È inoltre diffuso il pensiero comune che un maggior livello di costo sia indice di maggior qualità dell’investimento ma, nella realtà, ciò che si verifica è esattamente il contrario, i fondi più costosi sono quelli con le performance peggiori[1].
I costi sostenuti dagli investitori servono in buona parte a finanziare le commissioni di distribuzione ovvero le commissioni pagate ai “venditori” degli investimenti.
E’ stato stimato che in Italia vengono prelevate ben 23 miliardi di euro[2] all’anno in sole commissioni di distribuzione. Una cifra dalle proporzioni ciclopiche. Naturalmente tale cifra viene sottratta alla performance degli investimenti e, in ultima istanza, l’effetto ricade direttamente sugli investitori nella forma di patrimoni più piccoli e pensioni più risicate. Si pensi che sul mercato sono presenti prodotti che arrivano a pagare al distributore fino al 70% dei costi dell’investimento.
Per fare un paragone è come se andando in una concessionaria e pagando 20.000€ per un’automobile, se ne ottenesse una che ne vale 6.000€, perché il concessionario ha trattenuto per sé i rimanenti 14.000€.
Ridurre i costi è possibile e sicuramente auspicabile perché corrisponde a un maggior guadagno.
Euclidea, infatti, per i suoi clienti, sceglie di:
[1] http://www.linkiesta.it/it/article/2015/06/05/il-conflitto-di-interessi-che-brucia-23-miliardi-allanno-di-risparmi/26186/
[2] http://www.assogestioni.it/index.cfm/3,244,4246/barucci_wp_2007.pdf